Faregate Day 1
Carne Fresca!
Esordisce a gran voce il Chief del
posto mentre avanza nel largo corridoio in quel canion di celle. Sembrava
essere un qualche santone, che apriva la strada, seguito da un gregge, scortato
da secondini armati. Sembrava di partecipare ad una festa: tutti i carcerati
erano alle sbarre delle relative celle ed urlavano, si dimenavano, insultavano
ed acclamavano la schiera dei nuovi detenuti. Sembrava di essere all’inferno.
Alza quella cazzo di testa, ragazzo!
Ringhia con ferocia Red, alle
spalle di un giovane roser intimorito da quello spettacolo. John voltando il
capo lo osserva continuare a camminare con il petto gonfio e la schiena ben
ritta. Il suo sguardo è pura determinazione. È lo sguardo di coloro che ci sono
già passati, e ne sono usciti in un modo o nell’altro.
Si tratta del “Benvenuto” una
procedura che i secondini adorano effettuare ogni volta che gli arriva un nuovo
carico di detenuti, i quali vengono intimoriti ancor prima di ambientarsi. La
distanza tra l’entrata nell’area celle e la zona d’inserimento misura più di
sessanta metri di distanza, percorsi fra urla, schiamazzi e grida di scherno.
Red e Klaus se lo aspettavano. Si aspettavano che John potesse diventare la
nuova preda di quel posto. Il nuovo ragazzino da tormentare al punto da
portarlo ad impiccarsi con le lenzuola della sua branda.
Bene, ammasso di letame. Queste sono le regole. Qui comando io, non fate cazzate e restate in vita, il più possibile. Più detenuti respirano in questo luogo dimenticato dal vostro Dio, più l’Alleanza paga il boss. Ed ore spogliatevi, razza di finocchi !
Dopo il benvenuto iniziavano le
pratiche più umilianti.
Benché le docce fossero
funzionanti, i secondini preferivano schierare i nuovi arrivati contro la
parete ed utilizzare gli idranti a canna per lavarli tutti. A seguire: le
perquisizioni corporali ed i soldati alleati armati, quando si doveva umiliare
un detenuto, non mancavano mai. Infine veniva concesso ad ognuno di loro una
paio di scarpe senza lacci, un paio di calze e mutande, una maglia bianca ed
una divisa grigia. Niente di più, niente di meno.
John poteva sopportare tutto. Era
un sopravvissuto. Nato dalla guerra, e cresciuto per le fogne di un pianeta
popolato dalla peggior feccia del ‘Verse. Poteva farcela. Poteva scontare la
sua pena con Red e Klaus al suo fianco. Ne era convinto.
Fino a quando non arrivò lo
smistamento. A nessuno di loro era permesso di stare nella stessa cella con un
altro nuovo detenuto. Ognuno dei nuovi detenuti veniva assegnato ad una cella già
occupata da un vecchio detenuto. Quello cominciò a minare la sicurezza del
giovane cecchino. Si ritrovò davanti la cella a sbarre chiuse, dietro di esse
un bestione sudaticcio e stempiato. Al suo fianco destro, una guardia armata.
Davanti alla cella che si trova alla sua sinistra, un silenzioso Klaus. John
volta il capo ora osservando l’area in cerca di Red, ritrovando poi il volto di
Klaus intento a negare.
Celle Aperte!
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