giovedì 6 settembre 2012
Riemergere per una boccata d'aria
è strano come, sentirsi e comportarsi in modo infantile ti permetta di avere paura e di agire di conseguenza, mentre al contrario, quando ti comporti da adulto, fai di tutto per non commettere errori, e più vai avanti più non hai paura di sperimentare cose orribili. io ho deciso di crescere e di diventare un soldato, ed ero terrorizzato da questa cosa, forse perchè mi sentivo smarrito nel luogo che chiamavo casa. invece ora penso di aver trovato il mio posto nella mia famiglia. certo continuerò ad essere presente per portare il sorriso sul volto delle persone che amo. sul volto della mia famiglia, arriverò a far sorridere Jack, ma questa volta ho capito che ci sono modi diversi da quello di semplice ed infantile buffone. Jack non ha bisogno di un bambino a cui badare, non ha tempo da dedicare ad un infante come una badante. Jack ha bisogno di persone fidate con cui combattere a cui affidare la propria vita. eppure più il tempo passa, più io cresco, e più io cresco più vedo Jack stressata, arrabbiata, triste... morire. Non penso sia semplice mal di vivere. Jack sta vivendo con uno scopo, difficile. lo vedo. lei vive per combattere. vive per render giustizia, per ricordare agli altri quello che è stato perso, le vite perse di soldati dediti all'indipendenza ed alla libertà. ma sta sacrificando la sua anima in questa causa, si sta suicidando, spegnendo lentamente. ed io sto facendo uno sforzo enorme per crescere per rendermi indispensabile ed utile ai suoi occhi, per non diventare una causa di problemi. io le voglio bene e la guardo morire senza trovare il modo di aiutarla.
Cosa devo fare mamma? perchè vedo nel suo sguardo il tuo stesso sguardo? non potevo salvare te. non sapevo come fare, ma non so come fare ora. tu hai visto la morte, l'hai vissuta, e prima di morire fisicamente sei morta dentro, sei diventata impassibile, fredda, inavvicinabile. una macchia da guerra che si è guastata alla fine, irreparabile. e Jack sta diventando uguale.
Mi ha chiamato Bulseye... il centro del bersaglio perchè mi sono reso utile in una missione. rido divertito ed emozionato per questa cosa, per essermi reso utile, per aver agito impeccabilmente, like a soldier. Mi ha soprannominato così per via della mia buona vista, dei miei occhi. è strano ma anche tu eri brava a sparare, un "buon cecchino" ti definivano, ma eri brava anche ad osservare. ho ereditato il tuo dono?
Vedo bene, giusto? Riesco a vedere Jack?
Un tempo ti chiesi perchè stessi male anche se non eri ferita, e tu mi dissi che una persona può essere ferita in tanti modi anche senza essere toccata fisicamente, che le ferite dell'anima erano le più dolorose, e che facevano sembrare quelle del cuore un'inezia. Ti chiesi allora quale fosse la cura e ricordo che dopo una risata amara mi risposi che una ferita dell'anima non è curabile, che porta inevitabilmente alla morte. Ti chiesi se saresti morta allora e tu mi risposi che prima o poi si, ma che ognuno di noi ha un modo per rallentare questo percorso, che una cosa nella nostra vita ci permette ancora di sorridere, per una frazione di secondo e che in quella frazione di secondo non siamo soggetti a tutta la tortura subita dal mondo in cui viviamo, semplicemente ci scordiamo delle cose brutte, ci riempiamo dei ricordi e delle belle sensazioni provate, il tutto per un secondo e quel secondo è una boccata d'aria, come riemergere da sotto ad un mare.
Devo trovare la boccata d'aria per Jack allora.
Ora che ci faccio caso... Jack non mi chiama più "Ragazzino".
Benchè non apprezzi battute che possano sminuirmi per la mia giovane età, non sentirmi più chiamare così mi rattrista.
martedì 4 settembre 2012
Crescere è possibile.
Crescere è possibile.
Mi guardo allo specchio della mia grigia cabina di metallo,
sulle pareti dietro il mio riflesso si trovano ancora i segni lasciati dalla
ruggine tolta insieme a Cole nei primi giorni di pulizia della Almost. Mi
ricordo ancora quel giorno. Avevo chiesto a Cole di lasciarli, mi piacevano perché
creavano un alone marrone e a me piace quel colore. In tutta risposta Cole mi
diede uno scappellotto prima di affermare che non sarei durato una settimana con
la ruggine in quella stanza. Finì che la togliemmo.
Mi accorgo di star crescendo, ora se sorrido come un bambino
davanti allo specchio non mi riconosco più, non credo di essere io. Il sorriso
a denti sgranati non mi rappresenta più. Non sono io. Il che è strano. È bastato un solo giorno. È bastato
vedere Liberty col cappotto marrone. Io non lo possiedo più, l’ho lasciato
sulla nave prima di andarmene. Nervoso ed arrabbiato dalle continue sue battute
mi sono rinchiuso nella mia cuccia, ho preso il rasoio di Red ed ho cominciato
a passarlo sulla testa. E mentre le ciocche cadono nel lavandino a scomparsa
della mia cabina, il sorriso scema, i denti bianchi scompaiono dietro a due
labbra sottili e rosate. Mi ritrovo a passare la macchinetta ed a ritrovarmi
con un taglio marziale. “Non sei un soldato” mi è stato detto “Io ho lottato in
prima linea” ed anche “Eri solo un bambino, cosa ne sai della guerra?”
Ero solo un bambino… ed ho vissuto il periodo più delicato
della mia vita fra guerriglieri, cadaveri, sangue e polvere da sparo. Mi sono
addormentato con lo scoppio delle bombe in sottofondo, con i gattling che
sparavano a ripetizione, non ascoltavo ninnananne io, non chiedevo carezze ed attenzioni
da parte di mia madre, un soldato, troppo impegnata a salvare non solo la mia
vita ma quella di tutti i compaesani.
Cosa ne so io della guerra?
Poppante?
La guerra non è finita, dannati idioti. Non sottovalutatemi,
voi avete vissuto un periodo di pace prima della guerra. Io no.
Io ho vissuto la guerra più di voi, l’ho respirata, l’ho
vista nei volti dei soldati che tornavano per medicarsi o sfamarsi di quel poco
che avevamo a disposizione, e l’ho visto negli occhi vitrei dei morti.
Io non ho avuto un infanzia, l’ho passata nella guerra, e la
guerra non è ancora finita, quindi a fin dei conti quando voi avrete ancora la
cazzo di fortuna di essere vivi, vecchi ma vivi, io sarò ancora in giro a
combattere. Ed avrò vissuto più tempo di vuoi in guerra. Una vita.
Questo è quello che mi si prospetta. Una vita sul campo di
battaglia.
Sorrido al mio nuovo riflesso. E mi sorprendo di nuovi
dettagli sul mio volto.
La mia fronte si sta alzando, le sopracciglia si stanno
infoltendo, anche gli occhi ora sono più vispi e senza le ciocche davanti noto
che sono di un verde scuro molto intenso. Mi passo una mano sulla mascella più
affilata, il mio viso è più magro e definito. Sto crescendo.
È il momento di comportarsi da uomo, se voglio essere
trattato come tale.
Un respiro e mi sciacquo il viso, a volte sei costretto a
crescere altre volte devi solo scegliere quando.
Ed il John bambino, il
ladruncolo scapestrato che urlava e rideva mi accorgo che poteva vivere in un contesto
di follia che si trova a Boros, ma non in una nave di soldati che hanno da
rivendicare milioni di vite.
venerdì 31 agosto 2012
Bambino
Bambino.
Tzk! Al diavolo!
Continuo ad essere trattato come tale…
Ma… io… continuo a comportarmi come tale.
Vedo gli altri andare avanti e lasciarmi indietro, prendono
promozioni, pilotano navi, si fanno una carriera nel mondo indipendentista. Ed io
resto indietro, nelle retrovie… ancora… come quando da bambino guardavo mamma e
gli altri soldati andare a combattere in prima linea mentre io stavo indietro, aiutando i dottori e le
donne del posto nel curare, trasportare bendaggi o il poco cibo che restava… un
bambino. Ero un bambino e mi comporto ancora come tale.
Perche?
Vedo Liberty col cappotto… Red, Eir, Eivor e Jack… loro
lottano e combattono ogni giorno mentre io… girovago e mi comporto da bambino
eppure… ho fatto un viaggio col desiderio di crescere… non ci sono riucito? È stato
tutto inutile? Oppure voglio comportarmi come un bambino?
Io resto indietro, eppure voglio essere un soldato, come mia
madre come i miei compagni…
Invece resto rinchiuso nella mia stanza, nella mia mente, a
piangere come un idiota sotto le coperte a fissare una torcia accesa fino a che
la luce non mi si fissa sulla retina ed io non crollo esausto, perché ogni
giorno mi pianto il sorriso sul volto e mi comporto da bambino.
Voglio diventare un eroe, voglio diventare un soldato, e
voglio essere considerato come tale, ma alla fine forse non sono pronto a fare
una cosa del genere, forse sono solo l’ennesimo bambino che gioca a fare la
guerra.
giovedì 19 luglio 2012
Responsabilità
Diventare un guardiano della liberà non è per niente facile,
e sembra che ogni cosa io faccia vada sempre per il verso sbagliato. Dopo
essere ritornato mi sono fatto coinvolgere in una sparatoria senza aiutare
effettivamente Jack che ha dovuto subire ripetuti colpi, sono stato perforato
da uno scorpione mutante che si è portato via un polmone sano, più di mille
dollari, e due settimane della mia vita, ed ora mi hanno fatto esplodere una
spalla. Il tutto perché siamo finiti in una imboscata, con il buon intento di
regalare dei farmaci. E non so neanche se ho effettivamente sbagliato, voglio
dire ho disobbedito ad un ordine diretto non lasciando a terra la pistola come
gli altri, ma ero l’unico a non essere stato visto, e poi saremmo rimasti tutti
disarmati davanti a due idioti con fucile e revolver. Eppure ho scelto di fare
di testa mia. Ed ancora una volta sono ferito, ancora una volta sono a letto,
ancora una volta qualcuno deve ricucirmi, spendere soldi e preoccuparsi per me.
Una volta non era così, quando ero in mezzo ad una strada, dovevo pensare solo
per me, prendere decisioni da solo ed accettare quello che ne veniva. Era tutto
più facile? No di certo… ora che ci penso non cambia molto. A stare soli o a
stare insieme ci sono sempre pro e contro, è inutile anche fare una tabella.
Il problema permane. Come faccio a capire se un’azione sia
giusta o sbagliata? Non voglio essere il ragazzino/palla al piede che mette i
bastoni fra le ruote dei compagni i quali si devono costantemente preoccupare per lui. Non voglio essere
costretto a seguire o a chiedere sempre gli ordini senza essere capace di
ragionare con la mia testa. Ancora una volta non capisco, ancora una volta sono
dolorante e provo un incredibile rabbia che mina il sorriso sulle mie labbra.
Come facevi mamma?
Come potevi metterti alla testa di un plotone, comandare,
dare ordini e guardare i tuoi compagni morire per un tuo errore o vedere i nemici
morire per una tua vittoria? Come hai fatto?
Non voglio dover arrivare al punto di lasciare di nuovo la
squadra perché mi sento inadeguato. Ora sono cresciuto. Sono migliorato, ma
ancora non è abbastanza.
Eppure Red dice che è la sola esperienza ad insegnarti come
agire ed a sapere se la tua azione è giusta o sbagliata, ed io mi chiedo se
Jack vorrà davvero avere un inesperto che continua a farsi a pezzi, in squadra.
Red mi ha anche però detto che sono un ragazzo arrivato da
Boros, un sopravvissuto delle strade che è riuscito ad arrivare da solo fino a
questo punto, il che a quanto pare non dovrebbe classificarmi come inesperto.
L’unica cosa che so è che vorrei essere subito un guardiano
sicuro, pronto e abile.
mercoledì 11 luglio 2012
St. Andrew
Ho visto la neve!
Ho visto la neve per la prima volta nella mia vita ed è
stato… beh Alsom!
Ho deciso di accompagnare Red a St.Adrew, pianeta davvero
bello, già dalla nave sembrava un enorme sfera di cristallo luccicante, o
meglio, un diamante. Sono rimasto attaccato al finestrone della plancia per
tutta la fase di avvicinamento, Red mi ha detto che da lontano il pianeta
sembra che brilli a causa del sole, perché i raggi colpiscono i cristalli di
ghiaccio del pianeta rifrangendosi così. Una cosa affascinante.
Red mi aveva avvisato che avrebbe fatto freddo, ma per i ratti di
Boros, non son potuto uscire che tempo un minuto ed avevo perso la sensibilità
del naso. Fortunatamente non eravamo molto distanti da Icewolf, il paese di Red
a quanto ho capito, ed ancor più fortunati nell'essere vicini alla casa di
qualche suo parente, zii. Io non ho zii, almeno mi pare, chissà se in giro per
il ‘Verse ho qualche parente sconosciuto. Ciancio alle Bande, gli zii di Red si
chiamano Back e Demetha, quest’ultima continuava a rimproverarmi di chiamarla
Zia invece che Signora. Due personaggi parecchio singolari. E divertenti da
morire!
Appena ci siamo presentati la signora Demetha, la Zia, ha
rimproverato Red perche lo trovava sciupato ed ancora troppo piccolo. Piccolo…
Red…
Lo rimproverò con un mestolo di legno di eccezionale grandezza, temevo lo usasse anche per tagliare qualche testa da come lo mulinava, ma la scena cambiò molto velocemente in un una risata continua e dimostrazioni d’affetto, lo stesso fu per il signor Back. Ci invitarono a pranzo e per la prima volta ho assaporato la carne selvatica, ora non so bene di quale animale cornuto fosse, ma era davvero molto buona, speziata, saporita e con una salsa incredibile. La Zia mi costrinse a servirmi almeno tre volte dicendo che ero troppo piccolo per la mia età perché non mangiavo abbastanza. Ho temuto per la mia vita.
Lo rimproverò con un mestolo di legno di eccezionale grandezza, temevo lo usasse anche per tagliare qualche testa da come lo mulinava, ma la scena cambiò molto velocemente in un una risata continua e dimostrazioni d’affetto, lo stesso fu per il signor Back. Ci invitarono a pranzo e per la prima volta ho assaporato la carne selvatica, ora non so bene di quale animale cornuto fosse, ma era davvero molto buona, speziata, saporita e con una salsa incredibile. La Zia mi costrinse a servirmi almeno tre volte dicendo che ero troppo piccolo per la mia età perché non mangiavo abbastanza. Ho temuto per la mia vita.
A pranzo ho avuto anche l’occasione di conoscere la cugina
di Red. Una ragazza molto bella, ma anche in gamba, lasciando Red e Lo zio a
parlare di cose da Giganti, per essere trascinato letteralmente dalla Zia per
vestirmi meglio, riuscii a parlare un poco con la ragazza che come me ha il
sogno di vedere il ‘Verse, di navigare nello spazio e conoscere i pianeti. Io
gli raccontai dei pianeti visitati, di Golderra e Greenfield e lei mi rivelò di
come cercasse documentazioni sui pianeti, le mappe stellari ed istruzioni per
la navigazione. Gli dissi che se mai avrei avuto una ciurma tutta mia l’avrei
caricata come Navigatrice. Lei accettò ridacchiando e mi strinse la mano. La
Zia riemerse da un armadio con un montagna di tessuti pelosi, ma non cera poi
molto della mia misura, a parte qualche vecchio indumento di Red che indossava
a dodici anni… mi stavano a pennello.
Salutanta la bella famigliola ci incamminando per le Tre
Botti.
La neve è parecchio strana, è fredda fredda, non ha un
particolare sapore e fa uno strano verso quando la schiacci, inoltre se ci
finisci in mezzo è finita, non riuscivo a camminare perfettamente cosa che per
un Ladro non è il massimo anche se: se mi fossi allenato per un anno a correre
sulla neve avrei aumentato di parecchio la mia resistenza. Inoltre la neve
rende particolarmente buona l’aria. Ad Icewolf c’era un aria fresca, frizzante
quasi guizzante e si sentiva un odore particolare, pungente. Red mi disse che
proveniva dai Pini degli alberi parecchio strani. Praticamente restano sempre,
costantemente Verdi con delle foglie che non sembrano foglie ma sono Aghi…
Incredibile.
E poi siamo giunti alle Tre Botti e li mi sono innamorato.
L’ambiente era perfetto! Fantastico! Credo che ogni Skyplex
debba riprodurne uno! Era un enorme costruzione rotonda, dalle alti pareti e da
un largo tetto circolare che saliva in una bassa punta, per far cadere la neve
a quando mi disse Red, al centro si trovava una specie di grande fossa dove
veniva mantenuto acceso il fuoco, attorno al quale si metteva a scaldare o a
cuocere qualche animale appena cacciato. Ma la cosa di cui mi sono innamorato
perdutamente, non è il fare “animalesco” delle persone, o la loro “gigantosità”
e neanche il loro essere così volubili, voglio dire un secondo prima ridono e
scherzano, il secondo dopo se le danno di santa ragione e quello dopo ancora
sono abbracciati a bere insieme. No quello di cui mi sono innamorato è la loro
Birra.
Birra…. Una fantastica! Una Alsom Beer. È molto densa, quasi
cremosa, e bruna e poi è schiumosa e saporita, credo speziata. E te la versano
in questi specie di secchi per il pozzo. È buonissima, me ne sono innamorato e
scende che un piacere, però non ti stordisce più del solito, anzi ti riscalda
tutto e finisci per ridere e scherzare con tutti, conoscenti e non. Proprio
alla Locanda ho conosciuto Jorfag, praticamente il gigante dei giganti, ci
siamo subito trovati in simpatia… dopo la prima birra. Appena l’ho visto mi ha
quasi terrorizzato, ma alla fine siamo rimasti tutti insieme a mangiare a bere ed a
giocare a braccio di ferro. Io no, Jor mi disse che ero ancora troppo piccolo
per quel gioco, però mi permise di aiutarlo a spingere giù il braccio di Red,
dicendo poi che era merito mio. Ovvio che lo fosse, mi permise anche, con
grande stupore dei presenti, di salirgli sulle spalle per provare come fosse a
stare a quell’altezza. Mi ci volle quasi un ora di “Ti prego” per convincerlo.
Comunque non ero ubriaco…
Spero di tornare a St.Adrew, lo spero proprio. Adoro quel
pianeta perché benché sia freddo, trasmette un gran calore, credo che
piacerebbe anche a Jack, credo gli possa piacere la Birra scura. Dopo questi
avvenimenti ci portiamo tutta la ciurma e facciamo una grande festa. Si lo
sogno davvero, forse Jack riuscirà a battere Jor…
Non so per chi farei il tifo però.
venerdì 6 luglio 2012
Fragili
Sono in molte le persone che mi chiamano “Ragazzino” e
troppe quelle che mi dicono di dover crescere. Eppure continuo a non capire
questa necessita di “dover crescere” , io sto bene così come sono, perché devo
rincorrere il futuro? Non posso godermi ogni attimo? E poi, voglio dire, sono
grande no? Ho diciotto anni, e l’anno prossimo ne avrò diciannove, e poi venti,
crescerò comunque. È una cosa Certa! Di fatti qualcuno mi disse che nel mondo le
uniche cose certe sono “Lo scorrere inesorabile del tempo” e “La morte”,
esaltante…
Non so se effettivamente voglio crescere, non so se voglio
diventare un adulto… anche se…
Mmm, ok io voglio crescere d’accordo? Voglio diventare
adulto, voglio diventare responsabile, degno di fiducia ed aiutare Jack a
compiere le varie missioni. Perché? Non lo so… forse perché è questo che mi
aspetto dal mio futuro, e poi mi piace. E chi vive facendo qualcosa a cui tiene…
vive, no?
Comunque si, voglio crescere. Ma ho notato che se da un lato
le persone che crescono ottengono abilità capacità e responsabilità, dal lato
opposto divengono sempre più fragili. Una relazione indirettamente
proporzionale. E questo è uno schifo! Oltre che ad essere ingiusto. Perché devo
vivere questa vita, lottare ogni giorno per diventare migliore se poi arrivato
alla fine divento un ometto fragile che se la fa nei pantaloni?
Comunque l’ho notato… ho notato che questa reazione sta già
avvenendo in me… in un modo o nell’altro, inesorabile, sto crescendo. E mi sto
indebolendo… sto diventando Fragile… perché?
Perché ho un dannato buco nel petto. Uno scorpione, per
altro vigliacco visto che mi ha colpito alle spalle, mi ha trapassato da parte a parte, ha creato
un buco… nel mio petto! Io ho un buco nel petto, ed un polmone collassato,
voglio dire non è normale, ma soprattutto non è giusto.
Sto diventando adulto, sto diventando abile, ma soprattutto
sto diventando fragile.
giovedì 5 luglio 2012
Occhi
Sono Tornato! E son tornato per restare.
Jack ha bisogno di me. Ne sono assolutamente convinto. Non si discute.
Ha bisogno di ridere, ha bisogno di preoccuparsi, ma soprattutto ha
bisogno di ricordare il passato.
Io non temo il passato. Voglio dire: è passato, no? Che male può farmi
il “passato”. Eppure Jack ne ha paura, non vuole parlarne, non vuole ricordarlo,
non vuole pensarci. Ne resta affascinata ed allo stesso tempo sommersa.
È una cosa che non capisco degli adulti, non capisco perché vivono il
presente credendo di aver ragione, agendo al meglio delle proprie capacità e
poi arrivano ad una determinata età per cominciare a rammaricarsi del passato.
Si disperano, piangono, oppure si tengono tutto dentro e lo inabissano con
litri di alcolici.
Non penso sia propriamente giusto, però una cosa mi lascia sempre con il
cervello annodato.
Jack, Cole, Red, Eir: Tutti loro hanno lo stesso sguardo, identico.
Uno sguardo strano, uno sguardo… è difficile da spiegare… quasi non ci
riesco, bisogna vederlo quello sguardo. Rimango sempre col fiato mozzo quando
lo vedo, o quando cerco di spiegarlo.
Ci provo:
all’inizio è profondo, puoi perderti dentro ed annegare nella
disperazione fino ad arrivare a toccare il fondo, e sul fondo puoi solo trovare
la disperazione composta da immagini… fotografie scattate dai loro occhi. Guardandoli
negli occhi puoi vedere le atrocità a cui loro hanno assistito, puoi vedere i
corpi ed i volti dei loro cari, conoscenti, commilitoni, tutti morti.
Il loro sguardo diventa poi assente… vuoto. Non riesci bene a capire a
cosa stanno pensando ma senti che loro stessi pensano a quanto male hanno
provocato, a quante azioni atroci hanno partecipato non per il gusto di farlo,
ma costretti per sopravvivere… per non divenire anche loro corpi e volti nei
ricordi di qualcuno. Ed ancora oggi non si capacitano di aver commesso quelle
azioni, si sentono dei mostri quando invece il loro sogno era quello di vivere
una vita normale e pacifica, mangiare, dormire, scopare, figliare ed infine
morire di vecchiaia nel sonno.
Ma non è finita… in alcuni momenti, soprattutto quando sono fermi a
pulire le loro armi da fuoco, il loro sguardo è confuso, quasi smarrito. E quando
li osservi in quel momento capisci che loro stessi pensano non riescono ad
immaginare a come sarebbe potuta diventare la loro vita senza la guerra. Non riescono
ad immaginarlo.
Infine la rabbia. Hanno uno sguardo ardente talmente penetrante, dettato
dalla rabbia dalla determinazione da quell’ideale che scorre nelle loro vene
come sangue o meglio accelerante chimico, li porta ad agire a dover fare, quasi
senza pensare al bene del mondo, come se loro fossero dei guardiani dediti a
preservare il bello del mondo ma senza poter avvicinarsi.
Ed è in giusto.
Loro sono degli eroi. Dei guardiani riuniti intorno a questo fottuto
sistema multisolare. Bloccati, incatenati a dei pilastri di pietra, con i loro
fucili, le loro pistole i loro archi in mano a preservare quell’ultimo bagliore
di libertà. E lo fanno per la gente libera, lo fanno per me, sono i miei eroi.
Ed io non voglio solo aiutarli in questo compito… Non voglio solo
diventare un eroe per qualcuno, voglio portare nel loro sguardo una scintilla
di tranquillità, di gioia, dettata anche solo da una stupida battuta, da una
stupida ed infantile azione.
Resto fermo nel mio letto, li vedo al mio capezzale e loro:
Hanno uno sguardo Profondo, Assente e Vuoto, Confuso e Smarrito,
Rabbioso. Ed è raro vedere in loro una scintilla di speranza o di gioia e
divertimento.
Ho reso l’idea?
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