Sono Tornato! E son tornato per restare.
Jack ha bisogno di me. Ne sono assolutamente convinto. Non si discute.
Ha bisogno di ridere, ha bisogno di preoccuparsi, ma soprattutto ha
bisogno di ricordare il passato.
Io non temo il passato. Voglio dire: è passato, no? Che male può farmi
il “passato”. Eppure Jack ne ha paura, non vuole parlarne, non vuole ricordarlo,
non vuole pensarci. Ne resta affascinata ed allo stesso tempo sommersa.
È una cosa che non capisco degli adulti, non capisco perché vivono il
presente credendo di aver ragione, agendo al meglio delle proprie capacità e
poi arrivano ad una determinata età per cominciare a rammaricarsi del passato.
Si disperano, piangono, oppure si tengono tutto dentro e lo inabissano con
litri di alcolici.
Non penso sia propriamente giusto, però una cosa mi lascia sempre con il
cervello annodato.
Jack, Cole, Red, Eir: Tutti loro hanno lo stesso sguardo, identico.
Uno sguardo strano, uno sguardo… è difficile da spiegare… quasi non ci
riesco, bisogna vederlo quello sguardo. Rimango sempre col fiato mozzo quando
lo vedo, o quando cerco di spiegarlo.
Ci provo:
all’inizio è profondo, puoi perderti dentro ed annegare nella
disperazione fino ad arrivare a toccare il fondo, e sul fondo puoi solo trovare
la disperazione composta da immagini… fotografie scattate dai loro occhi. Guardandoli
negli occhi puoi vedere le atrocità a cui loro hanno assistito, puoi vedere i
corpi ed i volti dei loro cari, conoscenti, commilitoni, tutti morti.
Il loro sguardo diventa poi assente… vuoto. Non riesci bene a capire a
cosa stanno pensando ma senti che loro stessi pensano a quanto male hanno
provocato, a quante azioni atroci hanno partecipato non per il gusto di farlo,
ma costretti per sopravvivere… per non divenire anche loro corpi e volti nei
ricordi di qualcuno. Ed ancora oggi non si capacitano di aver commesso quelle
azioni, si sentono dei mostri quando invece il loro sogno era quello di vivere
una vita normale e pacifica, mangiare, dormire, scopare, figliare ed infine
morire di vecchiaia nel sonno.
Ma non è finita… in alcuni momenti, soprattutto quando sono fermi a
pulire le loro armi da fuoco, il loro sguardo è confuso, quasi smarrito. E quando
li osservi in quel momento capisci che loro stessi pensano non riescono ad
immaginare a come sarebbe potuta diventare la loro vita senza la guerra. Non riescono
ad immaginarlo.
Infine la rabbia. Hanno uno sguardo ardente talmente penetrante, dettato
dalla rabbia dalla determinazione da quell’ideale che scorre nelle loro vene
come sangue o meglio accelerante chimico, li porta ad agire a dover fare, quasi
senza pensare al bene del mondo, come se loro fossero dei guardiani dediti a
preservare il bello del mondo ma senza poter avvicinarsi.
Ed è in giusto.
Loro sono degli eroi. Dei guardiani riuniti intorno a questo fottuto
sistema multisolare. Bloccati, incatenati a dei pilastri di pietra, con i loro
fucili, le loro pistole i loro archi in mano a preservare quell’ultimo bagliore
di libertà. E lo fanno per la gente libera, lo fanno per me, sono i miei eroi.
Ed io non voglio solo aiutarli in questo compito… Non voglio solo
diventare un eroe per qualcuno, voglio portare nel loro sguardo una scintilla
di tranquillità, di gioia, dettata anche solo da una stupida battuta, da una
stupida ed infantile azione.
Resto fermo nel mio letto, li vedo al mio capezzale e loro:
Hanno uno sguardo Profondo, Assente e Vuoto, Confuso e Smarrito,
Rabbioso. Ed è raro vedere in loro una scintilla di speranza o di gioia e
divertimento.
Ho reso l’idea?
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