giovedì 5 luglio 2012

Occhi


Sono Tornato! E son tornato per restare.
Jack ha bisogno di me. Ne sono assolutamente convinto. Non si discute.
Ha bisogno di ridere, ha bisogno di preoccuparsi, ma soprattutto ha bisogno di ricordare il passato.

Io non temo il passato. Voglio dire: è passato, no? Che male può farmi il “passato”. Eppure Jack ne ha paura, non vuole parlarne, non vuole ricordarlo, non vuole pensarci. Ne resta affascinata ed allo stesso tempo sommersa.
È una cosa che non capisco degli adulti, non capisco perché vivono il presente credendo di aver ragione, agendo al meglio delle proprie capacità e poi arrivano ad una determinata età per cominciare a rammaricarsi del passato. Si disperano, piangono, oppure si tengono tutto dentro e lo inabissano con litri di alcolici.
Non penso sia propriamente giusto, però una cosa mi lascia sempre con il cervello annodato.
Jack, Cole, Red, Eir: Tutti loro hanno lo stesso sguardo, identico.
Uno sguardo strano, uno sguardo… è difficile da spiegare… quasi non ci riesco, bisogna vederlo quello sguardo. Rimango sempre col fiato mozzo quando lo vedo, o quando cerco di spiegarlo.
Ci provo:
all’inizio è profondo, puoi perderti dentro ed annegare nella disperazione fino ad arrivare a toccare il fondo, e sul fondo puoi solo trovare la disperazione composta da immagini…  fotografie scattate dai loro occhi. Guardandoli negli occhi puoi vedere le atrocità a cui loro hanno assistito, puoi vedere i corpi ed i volti dei loro cari, conoscenti, commilitoni, tutti morti.
Il loro sguardo diventa poi assente… vuoto. Non riesci bene a capire a cosa stanno pensando ma senti che loro stessi pensano a quanto male hanno provocato, a quante azioni atroci hanno partecipato non per il gusto di farlo, ma costretti per sopravvivere… per non divenire anche loro corpi e volti nei ricordi di qualcuno. Ed ancora oggi non si capacitano di aver commesso quelle azioni, si sentono dei mostri quando invece il loro sogno era quello di vivere una vita normale e pacifica, mangiare, dormire, scopare, figliare ed infine morire di vecchiaia nel sonno.
Ma non è finita… in alcuni momenti, soprattutto quando sono fermi a pulire le loro armi da fuoco, il loro sguardo è confuso, quasi smarrito. E quando li osservi in quel momento capisci che loro stessi pensano non riescono ad immaginare a come sarebbe potuta diventare la loro vita senza la guerra. Non riescono ad immaginarlo.
Infine la rabbia. Hanno uno sguardo ardente talmente penetrante, dettato dalla rabbia dalla determinazione da quell’ideale che scorre nelle loro vene come sangue o meglio accelerante chimico, li porta ad agire a dover fare, quasi senza pensare al bene del mondo, come se loro fossero dei guardiani dediti a preservare il bello del mondo ma senza poter avvicinarsi.
Ed è in giusto.
Loro sono degli eroi. Dei guardiani riuniti intorno a questo fottuto sistema multisolare. Bloccati, incatenati a dei pilastri di pietra, con i loro fucili, le loro pistole i loro archi in mano a preservare quell’ultimo bagliore di libertà. E lo fanno per la gente libera, lo fanno per me, sono i miei eroi.

Ed io non voglio solo aiutarli in questo compito… Non voglio solo diventare un eroe per qualcuno, voglio portare nel loro sguardo una scintilla di tranquillità, di gioia, dettata anche solo da una stupida battuta, da una stupida ed infantile azione.

Resto fermo nel mio letto, li vedo al mio capezzale e loro:
Hanno uno sguardo Profondo, Assente e Vuoto, Confuso e Smarrito, Rabbioso. Ed è raro vedere in loro una scintilla di speranza o di gioia e divertimento.

Ho reso l’idea?

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